martedì 5 marzo 2013

Donne (Charles Bukowski)

Quando ricominci a lavorare? le chiesi.
Vuoi che ricominci?
No, ma devi pur vivere.
Tu non stai mica lavorando.
Sì, invece, in un certo senso.
Vuoi dire che vivi per scrivere.
Uno, mi limito a esistere. Poi cerco di ricordare e buttar giù un po' di cose.

L'aspetto che amo di più di Bukowski e dei suoi libri è che ogni pagina evidenzia un amore sconsiderato per la scrittura. Paradossale in apparenza, visto che il suo alter ego Henry Chinaski altro non fa che bere, scommettere alle corse dei cavalli e inseguire donne sempre diverse.

In particolare questo libro è una carrellata di eventi che, chissà, probabilmente sono realmente accaduti. Non consequenziali come li leggiamo qui, con nomi e vicende differenti, ma reali. Se un'opera letteraria può essere al tempo stesso un elogio del maschilismo e un omaggio alle donne, per quanto paradossale, questo libro ci riesce.

L'aspetto che però mi interessa di più è un altro. La citazione che ho scritto all'inizio del post dovrebbe essere appesa alle pareti delle case di ogni scrittore: Bukowski, a modo suo, ci insegna che la scrittura è anzitutto vita. Amare la vita, mordere la vita, mettetela come vi pare. Ricordarsi che prima di tutto c'è il mondo là fuori e poi la scrittura qui dentro. Nessuna parola scritta vale mezz'ora trascorsa là fuori.

Una regola che dovrebbe essere la prima e più importante per chiunque ama scrivere.

Che poi sia difficilissimo rispettarla è tutto un altro discorso :-)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Bel post, cara Marta.
Ci credi che non ho mai letto Bukowski? Devo rimediare, la citazione è una perla.

Unknown ha detto...

Bukowski può spiazzare se non lo si conosce, ma andando oltre le apparenze è una perla preziosa!